
Essere presenti senza sforzo
- Sara Costa
- 22 nov
- Tempo di lettura: 2 min
Da tempo sentivo il bisogno di raccogliere uno spazio dove musica e consapevolezza potessero incontrarsi. Sonara nasce così: come un piccolo luogo per osservare ciò che succede dentro di noi mentre suoniamo, studiamo, respiriamo.
Questi “Appunti” non vogliono essere lezioni né ricette, ma tracce: pensieri semplici, pratiche brevi, piccoli spostamenti dell’attenzione che possono cambiare il modo in cui viviamo la musica.
Qui sotto trovi il primo Appunto della serie: un’introduzione semplice alla mindfulness applicata alla musica.
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🌿 APPUNTO 1 — Mindfulness per Musicisti
Essere presenti senza sforzo
Negli ultimi anni si è parlato molto di mindfulness, spesso in modi imprecisi: confusa con il rilassamento, con l’auto-aiuto, persino con un atteggiamento “zen” un po’ vago.
Per un musicista, però, la mindfulness non è un trucco né un esercizio da aggiungere alla routine: è una competenza attentiva fondamentale.
È la capacità di essere pienamente presenti nel corpo, nel respiro e nel gesto musicale, senza perdersi nel rumore mentale.
Che cos’è davvero la mindfulness
La definizione più citata è quella di Jon Kabat-Zinn:
“Porre attenzione, in un modo particolare: deliberatamente, nel momento presente e senza giudicare.”
Non si tratta di “svuotare la mente”, né di raggiungere uno stato speciale.
È piuttosto un modo di osservare ciò che accade mentre accade:
• il corpo che respira
• le sensazioni delle mani
• la qualità del suono
• i pensieri che arrivano e se ne vanno
È un’attenzione stabile, ampia, realistica.
Perché è così rilevante per chi suona
La musica vive nell’istante.
Eppure, quando studiamo o ci esibiamo, l’attenzione tende a scivolare altrove:
al passato (errori), al futuro (paure), al giudizio (“sto suonando bene?”).
Quando l’attenzione si frammenta, il corpo si irrigidisce e lo studio perde qualità.
La mindfulness fa l’opposto: riporta l’attenzione nel corpo, apre spazio mentale, rende più chiari i segnali fisici che spesso ignoriamo.
Per un musicista significa:
• percepire prima la tensione
• lavorare con un’attenzione più ampia e meno rigida
• ascoltare il gesto, non solo il risultato
• affrontare prove ed esami con un sistema nervoso più stabile
• fare spazio al suono, invece di inseguirlo
Da dove si comincia? Dal corpo.
Il corpo è il primo luogo in cui si manifesta la qualità della nostra presenza:
prima ancora del suono, dell’interpretazione, della tecnica.
Per questo la mindfulness non parte da concetti complessi, ma da un atterraggio semplice e concreto.
Un esercizio di 30 secondi
Prima di iniziare a studiare:
1. Siediti comoda/o e appoggia i piedi a terra.
2. Inspira dal naso, espira lentamente dalla bocca.
3. Nota il peso del corpo sullo sgabello.
4. Porta l’attenzione al respiro, senza modificarlo.
5. Osserva se c’è una zona più contratta.
6. Lascia che ci sia, senza volerla cambiare.
È un reset minimo, ma cambia il punto da cui parti:
più attenzione al corpo, meno rumore mentale.
Dove andremo nel prossimo Appunto
Parlerò del sistema nervoso del musicista:
perché sotto stress l’attenzione si restringe, il corpo anticipa la performance e la mindfulness può renderci più presenti, più fluidi e più in ascolto.
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A presto,
Sara








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